Così il taglio del rating peserà sul paese
(Pubblicato il 21 Settembre 2011, Il Secolo XIX, p. 5)
di
Andrea Monticini
L'agenzia di rating Standard & Poor's ha deciso di rendere noto ciò che gli operatori finanziari già sapevano: l'Italia, date le scarse prospettive di crescita per i prossimi anni, è diventato un paese più rischioso, e quindi da declassare.
Il declassamento del debito italiano a opera di S&P è probabilmente soltanto il primo di una serie di declassamenti che anche altre agenzie di rating effettueranno nei prossimi mesi. Merita quindi analizzare le tre principali ripercussioni negative del downgrade per l'economia italiana.
Il primo aspetto, più immediato, è un aumento dei tassi di interesse nelle nuove emissioni dei titoli di Stato. Gli invesitori per prestare soldi all'Italia richiederanno tassi più elevati per compensare il maggior rischio. A questo proposito, va ricordato che nei prossimi mesi l'Italia dovrà reperire sui mercati ingenti risorse: entro la fine dell'anno, oltre al fabbisogno, come ha recentemente ricordato il Vice Direttore generale della Banca d'Italia I.Visco nella sua recente audizione in commissione al Senato, giungeranno a scadenza e quindi andranno finanziati titoli di Stato per un ammontare pari a Euro 130 miliardi (poco meno della metà scadrà entro la fine di Settembre). E' utile sapere che un aumento dell'1% (100 punti base) dei tassi comporta un incremento della spesa per interessi pari a circa 0,2 punti percentuali di PIL nel primo anno, e a 0,4 e 0,5 nel secondo e terzo anno.
Per il momento, il downgrade di S&P del 19 Settembre non ha prodotto un aumento dei rendimenti dei BTP italiani; infatti, confrontando il rendimento dei BTP prima e dopo l'annuncio di S&P si nota come i tassi di interesse siano rimasti stabili, mentre è aumentato lo spread. Va osservato che la semplice analisi dell'andamento dello spread è in questo caso fuorviante. Infatti, lo spread, che misura il differenziale tra i rendimenti di un BTP ed il corrispondente Bund tedesco, è aumentato solo perchè sono diminuiti i tassi tedeschi.
Un secondo canale attraverso il quale si hanno ripercussioni negative del downgrade riguarda la raccolta di fondi operata dalle banche italiane sui mercati obbligazionari. È infatti indiscutibile che la rischiosità di una banca italiana sia intrinsecamente collegata alla rischiosità dell'Italia. Infatti, le banche hanno in portafoglio molti titoli di debito pubblico e l'aumento del rischio di default dell'Italia produce un corrispondente aumento di rischiosità della banca. Come conseguenza di tutto ciò, la provvista di fondi per una banca italiana diventa più costosa. A loro volta le banche trasferiranno questo aumento di costo nei prestiti erogati a imprese e famiglie. Non ci sono stime precise, ma secondo alcuni l'aumento nell'erogazione di nuovi prestiti potrá essere nell'ordine dello 0,5%-1% per ogni declassamento del rating italiano.
Infine, il terzo canale riguarda l'emissione di nuovi prestiti obbligazionari effettuati da imprese italiane. Esattamente come per lo Stato italiano, e per le banche italiane, anche per le imprese è più oneroso emettere un prestito obbligazionario per finanziare nuovi investimenti, cosí come il ricorso al credito bancario. Tutto ció significa che l'Italia attirerà meno investimenti e la crescita italiana in futuro sará ancora più modesta.