Journalism (blog)

Privatizzazioni: un volano da riattivare in fretta
(Pubblicato il 27 Aprile 2012 ne Il Sole 24 Ore, p. 13 link all'articolo originale)

di
Andrea Monticini

img txt
Con la fine del mese di Aprile, l'Italia avrà rimborsato/rinnovato circa 160 miliardi di euro di debito pubblico. Il Tesoro sarà così riuscito a superare il periodo più complicato del 2012 per quanto riguarda la gestione del debito pubblico. A questo proposito, va ricordato che il Fondo Monetario Internazionale lo scorso Novembre aveva messo l'Italia sotto osservazione perchè c'era il fondato sospetto che non sarebbe stata in grado di ripagare il debito in scadenza. Sotto quest’aspetto, il risultato del Governo Monti è da considerarsi un successo. Tuttavia, tale risultato è stato raggiunto con l'aumento della pressione fiscale e con la riforma del sistema pensionistico e, come era prevedibile, l'aumento delle tasse, unica arma a disposizione del Governo per tamponare l'emergenza, sta adesso mostrando tutti i suoi limiti: la recessione italiana è ben più grave di quanto previsto dal Governo solo pochi mesi fa e alla fine dell’anno potrebbe essere ancora peggiore. In questa situazione, il Presidente del Consiglio Monti ricorda spesso che il suo compito è quello di evitare all'Italia il precipizio in cui è finita la Grecia. Dando atto al Governo dell'ottimo proposito, sorprende che in cinque mesi non si sia parlato delle tante attività (si veda Isabella Bufacchi sul Sole 24 ore del 26 Aprile) che lo Stato potrebbe vendere, programmando gli introiti ragionevoli che si propone di ottenere per i prossimi anni. Va infatti ricordato che il Tesoro detiene molte partecipazioni in aziende quotate: ha una partecipazione diretta di circa il 4% ed indiretta (tramite la cassa depositi e prestiti al 70% posseduta dallo Stato) del 26% del capitale di ENI, il 31,24% del capitale di ENEL, il 30,20% di Finmeccanica e il 13,82% di STMicroelectronics. Inoltre, possiede aziende non quotate come le Poste, la RAI, la Cassa Depositi e Prestiti, ecc. Ovviamente, dopo i recenti cali delle quotazioni nei mercati borsistici, alcuni sottolineano che non siamo in un momento favorevole per privatizzare. Tuttavia, quando un'impresa privata o uno Stato sono vicini al fallimento è un dovere cercare di fare cassa con tutto il patrimonio a disposizione. Esistono almeno tre aspetti che spingono per un deciso e rapido processo di dismissione. Il primo riguarda la considerazione che spesso le aziende oggetto di vendita operano in settori con poca concorrenza. Se lo Stato evitasse di spuntare un prezzo di vendita molto elevato ma che andrebbe a discapito di un buon livello di concorrenza e quindi dei futuri consumatori, si potrebbe pensare di utilizzare la dismissione per definire regole che consentano un’efficace concorrenza tra imprese nei mercati oggetto di privatizzazione. Il secondo aspetto riguarda l'efficienza nella gestione delle aziende privatizzate. In un periodo di scandali e di commistione tra pubblico e privato, privatizzare garantirebbe un miglior processo selettivo per i vertici aziendali, perchè meno guidati dall'appartenenza a questo o quel partito. Inoltre, si genererebbe un'esternalità positiva per l'economia se la privatizzazione venisse effettuata tramite il mercato borsistico, poichè privatizzare tramite la Borsa aiuterebbe a far affluire capitali e incrementare gli scambi aumentando l'efficienza del mercato stesso. Infine, il terzo aspetto riguarda la destinazione dei proventi del processo di privatizzazione. Come sanno bene i possessori dei BTP acquistati all'emissione qualche anno fa, a seguito egli aumenti dei tassi iniziati lo scorso Agosto, il debito pubblico italiano quotato nel mercato secondario è oggi svalutato. Se tale situazione, come facilmente prevedibile, perdurasse per qualche anno il Tesoro potrebbe impiegare i ricavati delle privatizzazioni per riacquistare a prezzi vantaggiosi sul mercato secondario i propri titoli di debito pubblico.

URL: http://monticini.eu/owr/2012_04_27/