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Tre colpevoli per il calo del PIL italiano
(Pubblicato il 15 Agosto 2012 ne Il Secolo XIX, p. 1)

di
Andrea Monticini

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Secondo la stima di Eurostat, il prodotto interno lordo dell’ultimo trimestre dell’intera area euro è in calo rispetto al primo trimestre 2012. In questo quadro, l’Italia, la Spagna e la Grecia hanno avuto peggioramenti ancor più marcati. I dati non sono sorprendenti e c’è da prevedere per i prossimi trimestri ulteriori cali. Le motivazioni di questo pessimismo sono sostanzialmente due. La prima riguarda l’andamento dell’economia mondiale, che sta in generale facendo registrare un rallentamento in quei Paesi che fino ad oggi crescevano a ritmi molto sostenuti. La seconda, ed è quella che ci riguarda più da vicino, è la pessima gestione della crisi dell’euro zona nell’ultimo anno. A questo proposito è necessario sottolineare tre aspetti tra loro strettamente collegati. Il primo aspetto, più generale, riguarda la ricetta economica imposta o suggerita dai governi europei e dal Fondo Monetario Internazionale ai Paesi chiamati PIIGS (Portogallo Italia Irlanda Grecia e Spagna). La cura prescritta si è basata su politiche di austerity, ossia tagli alla spesa pubblica e/o innalzamento delle tasse. Con tale politica, a titolo di esempio, il rapporto debito/PIL della Grecia è passato dal 110% del 2008 al 160% previsto per il 2013, nonostante la Grecia abbia ristrutturato in modo massiccio il proprio debito pubblico. Non era difficile prevedere che le cose sarebbero andate così male. Infatti, in passato, la cura “austerity” utilizzata dal Fondo Monetario Internazionale per salvare paesi in crisi per eccessivo debito pubblico è sempre stata affiancata da svalutazione e conseguente inflazione. Poichè con l’euro questo non può avvenire in quanto i singoli Paesi non hanno più la sovranità monetaria, una politica di austerity è seguita da una diminuzione del PIL, che a sua volta porta ad un inasprimento dell’austerity e ad un avvitamento della crisi economica. Il secondo aspetto riguarda la mancata crescita economica del nostro paese. Nel corso degli ultimi dieci anni i governi italiani hanno annunciato fantastici piani per la crescita senza che questa sia mai verificata. Infatti, il PIL può aumentare solo se viene aumentata la produttività del lavoro con politiche economiche adeguate; è invece evidente che tutto questo è mancato. Dalla rivoluzione industriale in avanti ciò che ha permesso di acquisire benessere è stata la capacità dei cittadini di produrre sempre più beni e servizi grazie all’aumento della produttività , al miglioramento dell’organizzazione del lavoro e all’accumulazione di capitale fisico. Infine, il terzo aspetto riguarda il sistema creditizio italiano. Infatti, non può esserci crescita economica se non c’è un efficiente funzionamento del sistema bancario. In Italia, il sistema bancario ha smesso di funzionare. La recessione ha aumentato i crediti in sofferenza (secondo i dati della Banca d’Italia le sofferenze a giugno sono aumentate del 20% annuo) e l’esplosione del rischio del debito sovrano italiano ha aumentato il costo della raccolta. Il risultato è stato un micidiale credit crunch che si autoalimenta e non permette a buoni progetti privati in grado di produrre benessere e ricchezza di essere adeguatamente finanziati.

URL: http://monticini.eu/owr/2012_08_15/