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Due idee per usare la deroga dell'Europa
(Pubblicato il 4 Luglio 2013 ne Il Secolo XIX, p. 1)

di
Andrea Monticini

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La commissione europea consente all’Italia di aumentare il deficit di bilancio pubblico rispetto a quanto stabilito nel piano di risanamento dei conti pubblici approvato nei mesi passati. Per comprendere le implicazioni di tale decisione, occorre capire bene che cosa la commissione europea ci permetterà di fare. L’Italia, con lo scoppio della crisi dei debiti sovrani e l’ampliarsi dello spread BTP/Bund nell’Agosto 2011, si è impegnata a perseguire negli anni successivi un rigido controllo del deficit di bilancio pubblico, puntando tutto sul risanamento fiscale. Nel 2012 si è infatti registrato un miglioramento del saldo di bilancio pubblico, che è avvenuto principalmente tramite l’innalzamento della pressione fiscale. Tale politica di austerity ha fatto precipitare il paese in un circolo vizioso così composto: si predispongono obiettivi, la recessione è peggiore del previsto, si mancano gli obiettivi, si aumentano le tasse. Tutto questo rende qualsiasi ammontare di debito pubblico (figurarsi per l’Italia) insostenibile perchè manca la crescita economica che permetta di generare risorse in grado di ripagarlo. Negli ultimi mesi è diventato chiaro che questa situazione non sarebbe più stata sostenibile e l’euro tra qualche tempo sarebbe di nuovo tornato in discussione. Per cercare di uscire da questa situazione, la commissione europea ha permesso all’Italia, alcuni mesi fa, di pagare i debiti della pubblica amministrazione attraverso un aumento dal 2,4%, al 2,9% del rapporto deficit/PIL per il 2013. La dichiarazione di Barroso sembra quindi inserirsi in questa linea: la commissione europea permette all’Italia di aumentare il deficit pubblico, rispetto al piano concordato, per il 2014. In ogni caso, non sarà consentito in nessun modo di oltrepassare il 3% del rapporto deficit/PIL. La deroga è pertanto una buona notizia. Tuttavia, non sembra permettere eccessivi entusiasmi per almeno due motivi. In primo luogo, l’ammontare delle risorse aggiuntive sarà limitato ed il loro utilizzo vincolato ai soli progetti di investimento in infrastrutture co-finanziati dall’Unione Europea. In altre parole, esiste il reale pericolo che qualcuno possa immaginare di spendere tali risorse in grandi infrastrutture inutili e dall’incerto realizzo finale. In questo senso, sarebbe molto più utile utilizzare tali risorse per investire nel capitale umano. Ad esempio, si potrebbe finanziare un nuovo sistema di sicurezza sociale che permetta di spostare, riqualificandole, le migliaia di lavoratori che nel corso di questi anni hanno perso (o stanno per perdere) il lavoro per permetterne il re-ingresso in settori a più elevata produttività. In questo modo, fra l’altro, si eviterebbe di tenere in vita aziende senza prospettive. In secondo luogo, tale deroga, non sembra consentire di attuare l’unica cosa che al momento servirebbe: aumentare il reddito a disposizione delle famiglie. Tale risultato si può ottenere in modo diretto abbassando la pressione fiscale. Oppure, in via indiretta, alleggerendo ad esempio i vincoli della riforma Fornero per le pensioni. In altre parole, si potrebbe consentire per un anno di andare in pensione con un anno di anticipo con la speranza che le imprese sostituiscano una parte di questi lavoratori con dei giovani: chi va in pensione continua a percepire reddito e chi entra nel mondo del lavoro inizia a percepire reddito; i consumi potrebbero in questo modo aumentare e la crescita economica ripartire su basi un po’ più solide.

URL: http://monticini.eu/owr/2013_07_04/