Tagliare il cuneo fiscale o addio ripresa
(Pubblicato il 14 Settembre 2013 ne Il Secolo XIX, p. 3)
di
Andrea Monticini
L'area Euro non ha ancora risolto i suoi problemi e di conseguenza la ripresa economica che si prospetta per l'Italia sarà molto debole, è inutile farsi illusioni.
Per comprendere il problema italiano è utile guardare il saldo della bilancia commerciale. Una nazione con un saldo attivo esporta nel resto del mondo più beni di quanti ne importi, ciò significa che quella nazione vive al di sotto delle proprie possibilità, sta esportando risparmio e accumulando crediti. Al contrario, una nazione che presenta un saldo negativo della bilancia commerciale importa più beni di quanti ne esporta; in questo caso quella nazione ha bisogno di emettere debito, da collocare all'estero, per finanziare i propri consumi. Ovviamente, nessuna delle due situazioni è strutturalmente sostenibile, tuttavia nel secondo caso la necessità di emettere debito rende quell'economia più fragile e la espone ai mutevoli sentimenti dei mercati finanziari. Come si ottiene un saldo positivo della bilancia commerciale senza lo strumento della svalutazione della moneta? Esistono due strade. La prima consiste nell'aumentare le esportazioni rendendo più convenienti i beni prodotti, attraverso un aumento della produttività , oppure, la seconda, consiste nel diminuire le importazioni mediante la compressione dei consumi con un aumento delle tasse.
Il problema dello spread italiano nasce dal saldo negativo della bilancia commerciale che si è registrato nel periodo 2000-2012. In quegli anni, l'Italia ha finanziato i propri consumi in buona parte con il risparmio tedesco. Ad un certo punto, le banche tedesche hanno smesso di acquistare i titoli di stato italiani ed i tassi sul nostro debito sono schizzati verso l'alto per carenza di domanda.
Per arginare il problema, il Governo italiano ha innalzato la pressione fiscale. Tale aumento ha diminuito i consumi ed ha fatto calare le importazioni. Come previsto dalla teoria, il saldo della bilancia commerciale italiana dall'inizio del 2013 è tornato positivo e lo spread è diminuito.
E' sostenibile per l'Italia un saldo positivo della bilancia commerciale dovuto ad una politica recessiva che comprima i consumi e le importazioni? La risposta è semplice: no, non è sostenibile, il paese è già allo stremo. Che cosa occorre fare? Esistono tre differenti interventi efficaci nel breve periodo. Il primo consiste nel diminuire il cuneo fiscale, si abbatte il costo di produzione dei beni rendendoli più competitivi rispetto a quelli prodotti all'estero. Il secondo consiste nel lavorare più ore a parità di salario, aumentando implicitamente la produttività : ciò è politicamente difficile da realizzare, ma potrebbe diventare una strada obbligata nel prossimo futuro. Infine, esiste un terzo possibile intervento, totalmente indipendente dall'Italia: la Germania rinuncia ad una parte del suo enorme attivo della bilancia commerciale, aumentando i propri consumi interni. Tuttavia, anche con un cambio di maggioranza politica a seguito delle
elezioni politiche tedesche del 22 Settembre, non è molto probabile che ciò accada.
Purtroppo, fino a quando non torneremo ad avere un andamento della produttività in linea con quella della Germania e delle altre economie dell'area euro, la crescita italiana rimarrà molto bassa, con brutte prospettive per la sostenibilità del debito pubblico.