Journalism (blog)

La promessa mancata del maggioritario
(Pubblicato il 3 Gennaio 2014 ne Il Secolo XIX, p. 3)

di
Andrea Monticini

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Da molti anni il dibattito politico italiano si concentra sul tema della legge elettorale. La recente sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato contrarie alla Costituzione alcune parti dell'attuale legge elettorale (comunemente definita Porcellum) entrata in uso dal 2005, dovrebbe spingere il Parlamento a emanare finalmente una nuova e, si spera, migliore legge elettorale, in cui siano ripristinate le preferenze. A questo proposito la discussione politica si è spaccato tra i sostenitori del proporzionale (nella convinzione che questo garantirebbe larghe intese perenni) e chi vuole il ritorno al sistema maggioritario “Mattarellum” (si tratta per la verità di un sitema maggioritario con correzione proporzionale). Tuttavia, prima di scegliere il sistema elettorale, occorre domandarsi che cosa ci si debba aspettare da una nuova legge elettorale. Davvero questa sarà in grado di migliorare la qualità della classe politica ed il funzionamento delle istituzioni? Per rispondere è utile guardare alla nostra storia recente. In particolare a quanto accaduto nel 1993 con il passaggio dal sistema proporzionale al sistema maggioritario (cosiddetto Mattarellum) in una situazione politica ed economica simile per molti versi all'attuale. Anche in quegli anni avevamo sperimentato una crisi di legittimità della classe politica ed una crisi economica e di finanza pubblica (nel 1992 la lira uscì dal sistema monetario europeo e fu svalutata). Varrebbe quindi la pena rivedere rapidamente quali erano le aspettative prima della riforma del “Mattarellum” e cosa è effettivamente successo dopo. La riforma elettorale del 1993 si prefiggeva molti obiettivi, ma senz'altro i principali erano tre. Il primo obiettivo era rappresentato dal miglioramento della qualità della classe politica. Tale obiettivo doveva essere perseguito attraverso un rapporto tra eletti ed elettori più stretto, da raggiungere attraverso il sistema maggioritario basato su collegi uninominali: vince solo un candidato e rende conto agli elettori alle successive elezioni. Per questo obiettivo è difficile produrre evidenze robuste (come si misura la qualità di un politico?), nonostante esistano analisi che suggeriscono che, almeno nei collegi più competitivi, la qualità dei politici sia in effetti migliorata. Il secondo obiettivo riguardava l'alternanza di differenti maggioranze al governo del Paese. In questo senso il Mattarellum ha sicuramente raggiunto l'obiettivo, dato che nelle tre elezioni che si sono tenute con il Mattarellum (1994, 1996, 2001), il colore politico dei governi è sempre cambiato, passando prima dal centrodestra, poi al centrosinistra, per ritornare nuovamente al centrodestra. Il terzo obiettivo consisteva nel rafforzamento della governabilità del sistema, attraverso la riduzione della frammentazione dei partiti rappresentati in Parlamento (un risultato atteso del sistema maggioritario) e l’aumento della durata dei governi e delle legislature. Per valutare il raggiungimento di tale obiettivo si può misurare l’impatto della legge Mattarellum rispetto al precedente sistema proporzionale. I risultati sono per certi versi sorprendenti. Non si trova nessun cambiamento significativo per quanto riguarda il numero dei partiti presenti in Parlamento, la durata delle legislature o la durata dei governi. Invece, in netto contrasto con le aspettative, si osserva una diminuzione nel numero di seggi attribuito al partito di maggioranza relativa (95 seggi in meno), e un incremento medio nel numero di partiti che hanno fatto parte della coalizione di governo (due partiti in più). In altri termini, se c’è stato un effetto del Mattarellum sul sistema politico, questo è andato in direzione opposta rispetto alle attese, aumentando e non riducendo la frammentazione della coalizione di governo. Esiste un'ampia letteratura sul perchè il “Mattarellum” abbia fallito in modo tanto clamoroso. Probabilmente spesso era sottovalutata la capacità di partiti e politici italiani di garantirsi comunque spazi di azione. Per esempio, e contrariamente alle aspettative pre-riforma, i partiti minori sono riusciti a sopravvivere, e a prosperare nel nuovo sistema, sfruttando la capacità di ricatto offerta dal maggioritario a turno unico, cioè la loro capacità di far perdere le elezioni ai partiti più grandi se questi non si fossero alleati con loro. In ogni caso, quale che sia stata la ragione di tale insuccesso, occorre avere un po' di scetticismo sulle capacità della singola legge elettorale di risolvere i problemi di funzionamento del sistema istituzionale. In conclusione, è importante riformare l'attuale legge elettorale, ma non carichiamola di aspettative eccessive.

URL: http://monticini.eu/owr/2014_01_03/