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Crollo dei consumi, inutili le cure fino a quando non risalirà il prezzo delle case
(pubblicato il 2014-08-25 Il Secolo XIX, p. 1 e 2)

di
Andrea Monticini

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Una delle ragioni delle recenti diminuzioni del PIL italiano è la costante diminuzione dei consumi delle famiglie e delle imprese. I consumi sono diminuiti di circa 1,40% nel 2012 e di circa 1,30% nel 2013. Al momento, nonostante i famosi 80 euro mensili erogati da Maggio in favore delle famiglie più bisognose, si fa fatica ad intravvedere una vera inversione di tendenza; in altre parole, i consumi continueranno a rimanere molto bassi anche nei prossimi mesi per due motivi. In primo luogo, i consumi possono essere stimolati abbassando le imposte, ovviamente, occorre che la diminuzione venga percepita come permanente e non temporanea; tuttavia è una strada difficile da percorrere perchè dovrebbe essere finanziata o tramite un aumento del deficit pubblico (che dovrebbe aumentare di ben oltre il 3% del PIL e l'Europa non ce lo permetterebbe), oppure tramite tagli di spesa pubblica, che sono difficili “politicamente” da realizzare perchè bisogna sempre ricordare che ogni euro di spesa pubblica è reddito per chi lo percepisce e tagliarlo significa creare scontento e probabile perdita di voti alle successive elezioni politiche. In secondo luogo, i consumi dipendono dalla ricchezza delle famiglie: più questa aumenta, meno reddito sarà destinato al risparmio per eventi imprevisti (es. perdita del lavoro) e di conseguenza maggiori saranno i consumi (effetto ricchezza). In Italia, buona parte della ricchezza è detenuta sotto forma di immobili, pertanto, un aumento dei prezzi delle abitazioni aumenterá i consumi. Va precisato che nessuna famiglia vende immobili per acquistare beni al supermercato, ma sapere che la propria ricchezza sta aumentando fa diminuire il reddito risparmiato per eventi imprevisti ed i consumi aumentano. Questa relazione è ben evidente se si guarda la variazione percentuale dei consumi (dati fonte Istat) e quella dell'indice dei prezzi delle abitazioni residenziali (dati fonte Banca d' Italia): come si puó osservare i due andamenti sono molto simili. Più in generale, nel nostro paese pur non essendoci stata una bolla immobiliare di dimensioni spagnole o irlandesi, i prezzi degli immobili erano cresciuti molto prima della crisi del 2008. Con lo scoppio della crisi economica stanno lentamente diminuendo. Probabilmente, non hanno ancora toccato il fondo e quindi non c'è da aspettarsi una immediata ripresa per almeno due motivi. Per prima cosa, la tassazione sul patrimonio immobiliare dal 2011 sta continuando ad aumentare e la prossima revisione delle rendite non è di sicuro un buon segnale; il secondo motivo è la scarsa efficienza del mercato: in Italia (in altri paesi è differente) con i prezzi in calo si preferisce rimandare la vendita nel tempo per non materializzare una perdita. Questo processo non fa altro che rimandare nel tempo il raggiungimento del punto di minimo; e fino a quando questo non sarà raggiunto, i prezzi non potranno aumentare. Per questi motivi nei prossimi mesi difficilmente si potrá osservare una forte ripresa dei consumi e conseguentemente del PIL.

URL: http://monticini.eu/owr/2014_08_25/