Giù la pressione sulle compravendite per far ripartire il mercato
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2015-07-19, p.3)
di
Andrea Monticini
La campagna elettorale è probabilmente iniziata. Come spesso succede, con enfasi, l'argomento principale è costituito dalla promessa di diminuire le tasse: in ordine, la tassa sulla prima casa, l'IRAP, per finire con l'IRPEF. Concentriamoci sulla tassa sulla prima casa. Il tema riguarda un bene primario posseduto da circa l'80% delle famiglie italiane. Semplice, quindi, aumentare la popolarità promettendo l'esenzione. Fatta questa premessa, quali conseguenze ci possiamo attendere da questo provvedimento? Per rispondere è utile sottolineare tre differenti aspetti.
In primo luogo, l'impatto sui prezzi delle abitazioni; può l'esenzione della tassa sulla prima casa risollevare le quotazioni del mercato immobiliare? Come si vede nel grafico, l'andamento dei prezzi delle abitazioni esistenti ha subito un brusco calo negli ultimi anni. Tale calo è dovuto ad una concomitanza di fattori. Senza dubbio, in Italia, pur non essendoci stata una bolla immobiliare di dimensioni spagnole o irlandesi, i prezzi degli immobili erano cresciuti molto, prima della crisi del 2008. Con lo scoppio della crisi economica i valori stanno tornando a dimensioni più in linea con le quotazioni storiche. Tuttavia, lo scoppio della bolla immobiliare non è stato l'unico fattore determinante; proprio nel medesimo periodo, per ragioni di finanza pubblica, è aumentata la tassazione sugli immoboli. Di conseguenza, da una riduzione di tale tassazione si può prevedere una spinta positiva sui prezzi delle case.
In secondo luogo, consideriamo l'impatto sui consumi. Se l'esenzione della tassa sulla prima casa sarà ottenuta diminuendo la pressione fiscale, e quindi non a parità di gettito, i consumi della famiglie, che nel 2014 sono stati identici al 2013, dovrebbero finalmente riprendere con maggior forza.
In terzo luogo, ci si può domandare se da un punto di vista di efficienza economica sia desiderabile abolire la tassa sulla prima casa. Da un punto di vista teorico, una tassa sugli immobili deve avere come finalità il finanziamento dei comuni perchè esiste uno stretto legame tra valore dell'immobile, qualità dei servizi comunali forniti, decoro e sicurezza. Pertanto, l'intero gettito deve andare ai comuni ed i cittadini devono conoscere in modo dettagliato come tali risorse sono spese. La campagna elettorale per l'elezione del sindaco diventerebbe un momento di confronto sull'utilizzo dei soldi e sulla qualità dei servizi forniti. Ovviamente, se si esenta la prima casa dal pagamento della tassa immobiliare, questo meccanismo virtuoso di controllo non è più realizzabile, infatti, pagaherebbe per lo più l'imposta chi non risiede e quindi non vota.
Per concludere, cosa si dovrebbe fare per stimolare la ripresa del mercato immobiliare e dei consumi? Un provvedimento molto semplice, ossia diminuire drasticamente la tassazione sulle transazioni immobiliari. Una sola aliquota (1,5%-2%) come imposta di registro e, avendo già pagato l'imposta immobiliare, andrebbe abolita la tassazione sul reddito figurato che deriva dall'utilizzo della propria casa.