Nessuna sindrome i mercati occidentali si riprenderanno
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2015-08-25, p.1)
di
Andrea Monticini
Come spesso è capitato dal 2007, Agosto si rivela un mese ricco di sorprese negative per i mercati finanziari e per le prospettive di crescita dell'economia mondiale. Quest'anno lo shock viene dalla Cina ed è iniziato a Giugno con la perdita in pochi giorni del 35% della Borsa di Shanghai. Attraverso quale meccanismo di trasmissione il crash della borsa cinese, proseguito in Agosto, si ripercuote sulle prospettive di crescita economica dell'area euro? E quale sarà l'evoluzione dei mercati finanziari europei nelle prossime settimane? Per rispondere merita chiarire il ruolo della Cina come motore della crescita mondiale. Dalla fine degli anni '90, tutte le economie avanzate hanno beneficiato in varie forme della sostenuta ed irripetibile crescita economica cinese. In Cina, la crescita economica ha spostato dall'agricoltura alla manifattura milioni di persone ogni anno e tutto questo ha creato un mercato di nuovi consumatori, famiglie ed imprese, per i beni prodotti nei paesi avanzati,
dalla tecnologia alle auto di lusso. A questo proposito, la Cina è uno dei principali mercati di vendita dei beni prodotti in Germania e questo produce enormi benefici per le imprese manifatturiere italiane, che riforniscono le imprese tedesche di semilavorati e componenti. Inoltre, come tutte le economie in decisa espansione, la forte domanda della Cina di materie prime (petrolio) ne ha fatto aumentare i prezzi, arricchendo i Paesi produttori che hanno a loro volta riversato in occidente enormi quantità di denaro utilizzato per acquistare immobili, titoli di debito pubblico, compagnie aeree, squadre di calcio, ecc. Il calo delle quotazioni del petrolio interromperà questo flusso di investimenti. Infine, beneficio non trascurabile per l'economia mondiale, l'infinita quantità di manodopera (ben istruita) ha permesso alla Cina di esportare beni a basso costo, aiutando l'inflazione mondiale a rimanere bassa dappertutto. Purtroppo questo scenario per varie ragioni è terminato e
la Cina, dopo essere cresciuta per dieci anni in media al 10%, essere scesa al 7% l'anno scorso e quest'anno al 6%, nei prossimi anni dovrà accontentarsi di una crescita inferiore. In altre parole, l'economia cinese dovrà diventare un'economia di mercato maggiormente basata sulla domanda di beni interna. Tuttavia, prima di raggiungere questa condizione, dovrà affrontare un lungo periodo di transizione. Attualmente, in Cina manca per le imprese un vero e proprio mercato finanziario che sia in grado di finanziarle e ne aiuti l'espansione. Il sistema bancario è fragile e, in prospettiva, in dissesto; inoltre al momento è difficile quantificare i possibili fallimenti a catena derivanti dalla diffusa pratica dello shadow banking. L'instabilità , iniziata con lo scoppio della bolla speculativa nel mercato borsistico di Shanghai, durerà a lungo e durante questo periodo l'autorità cinese continuerà a svalutare lo yuan per migliorare la competitività
dei beni prodotti in Cina e mitigare il rallentamento fisiologico della crescita.
Nel frattempo, i Paesi avanzati, e quindi anche i Paesi dell'area euro, dovranno fare i conti con questa nuova Cina, rivedendo verso il basso le prospettive di crescita dei profitti.
In quest'ottica, vanno inquadrate le forti diminuzioni delle quotazioni dei mercati azionari europei. I bruschi cali dell'azionario hanno prodotto un aumento di domanda di safe assets (titoli di stato tedeschi) ed una vendita di quelli italiani. Considerando che la maggior parte delle banche italiane detiene ingenti quantità di titoli di stato italiani, si spiega così la riduzione delle quotazioni delle banche italiane. Nelle prossime settimane, dopo le brusche correzioni di questi giorni, c'è da attendersi una ripresa delle quotazioni nei mercati finanziari americani ed europei perchè, pur essendoci un lento riequilibrio in Cina, non siamo in presenza di una sindrome cinese.