Ma ora serve un piano europeo degli investimenti
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2016-03-11, p. 1 e 3 link all'articolo originale)
di
Andrea Monticini
Il modello di crescita economica dei paesi dell’area euro si basa in larga parte sulle esportazioni: beni prodotti in Europa vengono venduti in giro per il mondo. Questo modello funziona molto bene fino a quando ci sono nazioni (extra-euro) che crescono. Purtroppo, nel 2016, è in atto un generalizzato rallentamento economico. E, rallentando la crescita economica, diventa sempre più concreto per l’area euro lo scenario della deflazione. Per stimolare le banche a prestare denaro alle imprese e scongiurare questo pericolo, la Banca Centrale Europea ha effettuato un’ulteriore espansione della politica monetaria agendo attraverso tre differenti decisioni. In primo luogo ha agito sui tassi di interesse di riferimento attraverso due modalità. Da un lato, ha reso meno cara per le banche la richiesta di liquidità aggiuntiva (5 punti base), dall’altro ha aumentato (10 punti base) la tassa che le banche devono pagare se lasciano liquidità inutilizzata nel conto presso la BCE. Questa decisione dovrebbe incentivare le banche ad abbassare i tassi sui finanziamenti alle imprese stimolando la spesa per investimenti. Tuttavia possono sorgere dubbi circa gli effetti positivi in quanto i tassi di interesse sono già molto bassi da moltissimo tempo. In secondo luogo la Banca Centrale Europea ha rivisto il programma di quantitative easing iniziato un anno fa. Prima di analizzare le modifiche e ipotizzarne l’impatto, è utile ricordare in cosa consista tale programma. Con il quantitative easing, la BCE si è impegnata ad immettere, ogni mese, nuova moneta sul mercato per acquistare titoli di stato facendone aumentare il prezzo e di conseguenza diminuendone il rendimento. La finalità in questo caso è di abbassare i tassi a lungo termine. A questo programma la BCE ha apportato due cambiamenti: ha aumentato il quantitativo di titoli acquistati, portandolo a 80 miliardi mensili ed ha ampliato lo spettro dei titoli acquistabili. Adesso la BCE potrà acquistare obbligazioni emesse da istituzioni non finanziarie presenti nell’area euro. Anche in questo caso, come in precedenza, l’impatto di questa decisione potrebbe essere modesto: sul mercato ci sono poche obbligazioni che rispettano tali caratteristiche. Infine, la BCE ha introdotto quattro nuove operazioni di rifinanziamento del sistema bancario con scadenza a lungo termine ad un tasso di interesse che potrà essere negativo. In altre parole, le banche saranno pagate per richiedere liquidità a lungo termine. In questo caso, la finalità è sostenere l’industria bancaria. In questi anni, la debole crescita del PIL ha deteriorato la qualità dei bilanci delle banche europee. Inoltre, la diminuzione dei tassi di interesse ha compresso il differenziale tra tassi attivi e passivi, compromettendo la capacità delle banche di produrre utili attraverso la gestione caratteristica. L’impatto di queste operazioni sugli utili bancari potrebbe essere significativo. Concludendo: se nei prossimi mesi non verrà dato nuovo impulso al piano di investimenti europeo (Juncker), difficilmente, da sole, le decisioni della BCE permetteranno di migliorare la crescita economica nell’area-euro scongiurando il pericolo della deflazione.