Al Monte dei Paschi servono almeno due miliardi
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2016-07-07, p. 1 e 3)
di
Andrea Monticini
Gli investitori, famiglie o investitori professionisti, decidono di acquistare azioni per ottenere un profitto. Il profitto può manifestarsi in due differenti forme: aumento, nel tempo, del valore dell’azione oppure distribuzione del dividendo. Qualsiasi sia la forma occorre che l’impresa, di cui si possiedono azioni, generi valore: in altre parole produca utili. Una banca produce utili quando sussistono due condizioni: è ben gestita ed eroga prestiti in un’economia che prospera. In cinque di questi ultimi otto anni l’economia italiana non è cresciuta, segnale che gli affari sono andati male e, di conseguenza, molti prestiti non sono stati rimborsati: non c’è da sorprendersi quindi nel vedere i bilanci delle banche italiane pieni di crediti deteriorati, vale a dire crediti che non verranno mai rimborsati in pieno. La banca Monte dei Paschi di Siena soffre più di altre banche questa situazione (al 31 dicembre 2015 il 34,8% dei suoi crediti totali lordi risultava deteriorato). In questo scenario, la Banca Centrale Europea, nella sua funzione di supervisione della stabilità bancaria, ha inviato alla banca Monte dei Paschi una lettera con la quale chiede alla banca stessa di smaltire almeno 14,3 miliardi di euro di crediti in sofferenza lordi, ed i crediti netti di almeno 10 miliardi. Entrambi gli obiettivi devono essere raggiunti in tre anni. Immaginando, in via del tutto ipotetica, che ciò avvenga interamente con cessioni sul mercato del 65% delle sofferenze, del 25% delle inadempienze e del 10% delle esposizioni scadute per un totale lordo di minori Non Performing Loans per 20 miliardi e che realizzi, in condizioni di mercato tranquillo, rispettivamente il 25%, il 50% ed il 55% del valore nominale venduto, la copertura della perdita renderebbe necessario un aumento di capitale di circa 2 miliardi (tenendo conto dell’effetto fiscale) a fronte del quale i nuovi investitori devono vedere un dividendo o un aumento del valore futuro dell’azione. L’impresa è difficile, come hanno già dimostrato i due aumenti di capitale, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, quando è dovuto intervenire, per mancanza di investitori, il fondo Atlante. Uno scenario di fronte al quale il governo italiano sta cercando di concordare con l’Europa un intervento risolutivo. In questo contesto, la Banca Centrale Europea potrebbe accorrere in aiuto con i risultati che renderà pubblici, a fine luglio, su nuovi stress test che sta conducendo su alcune banche dell’area euro compresa anche banca Monte dei Paschi. La normativa europea sulla risoluzione delle banche in crisi prevede infatti la possibilità per gli Stati di intervenire con soldi pubblici nel capitale delle banche in presenza di carenze di capitale. Se la banca Monte dei Paschi non dovesse superare lo stress test, si aprirebbe una possibilità per il Tesoro per effettuare una ulteriore iniezione di capitale, salvando sia la forma del rispetto della direttiva che la stabilità del sistema bancario italiano