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La strada obbligata e l’obiettivo possibile
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2017-03-01, p. 10)

di
Andrea Monticini

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Dopo Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banco Popolare e Unicredit, nei prossimi mesi anche banca Carige dovrà chiedere nuovi soldi al mercato per effettuare un aumento di capitale (fino a 450 milioni di euro). La notizia non sorprende per tre motivi. In primo luogo, l’Italia dal 2008 ha avuto una crescita economica modesta, questo significa che molte imprese non hanno creato valore e, di conseguenza, non hanno potuto rimborsare i prestiti che le banche avevano loro concesso. Questo ha imbottito i bilanci delle banche di crediti inesigibili. In secondo luogo, il settore bancario per molti anni è rimasto condizionato da un modello di business superato. Infatti, in uno scenario caratterizzato da nuovi mezzi tecnologici, occorre prendere atto che non è più sufficiente, come in passato, avere filiali per avere i clienti, occorrono invece meno filiali e più dipendenti, che escano dalle filiali per conquistare nuovi clienti. Le banche che non hanno saputo cogliere questi mutamenti, hanno prodotto pochi utili e, soprattutto, non hanno potuto accantonare riserve adeguate per i crediti deteriorati che nel frattempo stavano emergendo. In terzo luogo, la Banca Centrale Europea, nel suo ruolo di supervisore del sistema bancario, sta costringendo molte banche a liberarsi in modo troppo rapido dei crediti deteriorati posseduti. Qualsiasi impresa, non solo una banca, se gli venisse chiesto di disfarsi di cespiti patrimoniali in modo rapido e quindi al prezzo di mercato, si troverebbe in gravi carenze di capitale. Fatta questa doverosa premessa, si comprende come Banca Carige non avesse, già da un po’ di settimane, altra scelta che aggiornare il piano industriale e lanciare un nuovo aumento di capitale. Riuscirà a portare a termine l’aumento di capitale? Per rispondere al quesito occorre chiedersi quale sia il fattore che determina la riuscita di un aumento di capitale. Il principale fattore è la capacità futura di Banca Carige di generare utili. Infatti, chiunque vorrebbe diventare azionista di una banca che in futuro distribuisca utili sotto forma di corposi dividendi. Tuttavia, è credibile pensare che Banca Carige produrrà profitti nei prossimi anni? La risposta va trovata nel piano industriale appena aggiornato. In questo piano si ravvisa come la banca dovrebbe essere in grado di produrre utili nel 2020 grazie ad un aumento dal 2016 del margine di interesse (6,9% di crescita media annua), dei ricavi da commissione (6,9% di crescita media annua) ed una riduzione dei costi operativi (-4% di diminuzione media annua) e delle rettifiche per i crediti deteriorati. Se tali numeri sapranno convincere gli investitori, l’aumento di capitale di banca Carige si concluderà con un successo.

URL: http://monticini.eu/owr/2017_03_01/