Le tre vie per mettere in sicurezza il sistema bancario italiano
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2017-06-02, p. 1)
di
Andrea Monticini
Banca Monte dei Paschi, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono solo gli ultimi tre casi di banche italiane necessitanti di nuovo capitale per aumentare la propria stabilità patrimoniale. In questi tre casi è stato necessario l’intervento dello stato perchè nessun privato ha ritenuto profittevole investire propri soldi in queste banche. Ad Aprile, Banca Carige ha annunciato un aumento di capitale da effettuarsi nei successivi mesi. Come andrà questo aumento di capitale? Più in generale, nei prossimi mesi, quante altre banche italiane necessiteranno di nuovo capitale? Ed eventualmente, come si può mettere in sicurezza il sistema bancario italiano? Per rispondere è opportuno ragionare su tre differenti aspetti legati al sistema bancario italiano. Il primo aspetto riguarda il livello dei profitti. Chi vuole investire in un’impresa, qualsiasi essa sia, si aspetta di trarne un profitto, di poter guadagnare negli anni futuri. Purtroppo, negli ultimi anni, le banche italiane, con rare (importanti) eccezioni, non sono state in grado di generare valore per i propri azionisti. Anzi, in molti casi è stata distrutta ricchezza. Per quale motivo l’industria italiana del credito non è stata in grado di produrre utili negli ultimi anni? La ragione è semplice: il sistema bancario italiano non è stato capace di modificare, alla fine degli anni ’90, il proprio modello di business per poter sfruttare in modo profittevole l’innovazione tecnologica. Infatti, le banche italiane hanno aggiunto, anzich&eacuto; sostituire, l’offerta di servizi bancari erogati tramite internet a quanto già erogato in filiale. Paradossalmente, è come se non avessero ben tradotto il reale significato della parola “home” banking che significa servizi bancari a casa, del cliente e non più in filiale. Questo cambiamento, se ben governato, avrebbe dovuto portare il sistema bancario a chiudere molte filiali, riducendo, ma altresì riqualificando fortemente ed in modo più determinato la forza lavoro. Ovviamente, un sistema bancario con una struttura di costi ridotta, come ha ricordato il governatore della Banca d’Italia nelle sue conclusioni finali, si rende necessaria per riportare le banche italiane in un sentiero di produzione di utili. Il secondo aspetto del sistema bancario italiano, sono i Non Performing Loans, cioè i prestiti che le banche hanno erogato negli anni passati e che difficilmente saranno rimborsati dai debitori. La Banca Centrale Europea, nel suo ruolo di supervisione della stabilità bancaria, sta imponendo alle banche italiane di svalutare e liberarsi di questi crediti in bilancio. La finalità è chiara: vuol far riallineare i bilanci ai correnti valori di rischio in modo da rassicurare i clienti sull’effettiva solidità delle banche. Tuttavia, qualsiasi impresa, non solo una banca, se gli si chiedesse di disfarsi di cespiti patrimoniali in modo rapido e quindi al prezzo di mercato, si troverebbe in gravi carenze di capitale. Questo è quello che puntualmente sta succedendo con le banche italiane. Ovviamente, anche in questo caso, il problema è aggravato dal basso livello di utili prodotto dalle banche. Infatti, se l’industria bancaria fosse in grado di generare profitti sarebbe sufficiente destinare una parte di questi alla svalutazione dei Non Performing Loans, risolvendo il problema. Infine, il terzo aspetto riguarda le possibili soluzioni per rendere stabile il sistema bancario. A questo proposito, la soluzione non è semplice e probabilmente deve coinvolgere più attori, compresi il Governo italiano e l’Europa. È evidente, come al momento, ci sia un eccesso di capacità produttiva nell’industria bancaria che si palesa in troppe filiali, troppo personale, in parte anche non ben qualificato per i nuovi modelli di business. Sarebbe quindi necessario un piano statale che si prenda carico e sostenga il sistema bancario nel riqualificare il personale per agevolarlo al reinserimento, dopo mesi di formazione specifica con nuove competenze finanziarie, in grado di supportare le necessità dei settori dell’economia italiana dove si crea maggior valore aggiunto per aiutarli a crescere ed innestare un percorso virtuoso.