Journalism (blog)

La bad bank? Meglio europea
(pubblicato in Avvenire il 2017-07-18, p. 19)

di
Andrea Monticini

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La ripresa economica, come certificato dal recente bollettino della Banca d’Italia, si sta rafforzando sia nell’area euro che in Italia, il prossimo anno il Prodotto Interno Lordo italiano crescerà in misura più elevata di quanto previsto. Come è facile immaginare, questo avrà un impatto positivo sulla solidità del sistema bancario italiano. Infatti, se l’economia è in crescita, le aziende generano utili e ripagano con maggior facilità eventuali prestiti ricevuti dalle banche. Esattamente il contrario di ciò che avviene quando l’economia è in crisi e le banche si riempiono di crediti inesigibili. Oltre a questo, nella scorsa settimana, i ministri delle finanze dei Paesi dell’area euro hanno parlato per la prima volta della possibilità di creare delle bad bank nazionali. Che cosa è una bad bank? E, in quale modo può aiutare il sistema bancario? Una bad bank è una società che si preoccupa di acquistare i crediti deteriorati del sistema bancario. Per comprendere il ruolo della bad bank è utile chiedersi: che cosa sono i crediti deteriorati? Quanto vale un credito deteriorato? Per quanto riguarda la prima domanda, i crediti deteriorati sono i prestiti che le imprese non sono in grado di rimborsare alle banche che li hanno loro concessi. Per quanto riguarda la seconda domanda, cioè quale sia il valore di questi prestiti, la risposta è complicata e difficile da individuare perché nella realtà nessuno è in grado di conoscerne l’esatto valore. Infatti, questo dipende da almeno tre fattori: il valore atteso di recupero finale, in Italia in media il 43% del valore nominale nel periodo 2006 – 2015; il tempo necessario per recuperare il credito; ed il costo da sostenere per riuscirci. Pertanto, per alcuni, il valore corretto è il 20% del valore nominale, per altri il 25% se non addirittura il 30%. Il prezzo è quindi incerto ed é in quest’incertezza che si colloca il ruolo della bad bank e dell’importanza di avere risorse pubbliche per finanziarla. Infatti, quando una bad bank acquista un credito deteriorato da una banca, si assume il rischio e l’onere di recuperare, dal debitore moroso, una cifra che, qualche anno dopo, potrà risultare più alta, generando una plusvalenza o più bassa, generando una perdita. Attualmente, le banche italiane stanno vendendo i propri crediti deteriorati a fondi specializzati ad un prezzo pari al 20% del valore nominale del credito. Con la creazione di una bad bank, finanziata con fondi pubblici, questo prezzo dovrebbe essere rivisto al rialzo. Perchè una bad bank pubblica dovrebbe essere in grado di poter sborsare un prezzo maggiore di quanto oggi offrono i fondi specializzati in questo lavoro di recupero crediti? Il motivo è semplice. Una società pubblica non ha come finalità quella di massimizzare il profitto quindi, può permettersi di completare l’operazione di recupero del credito in un arco temporale maggiormente diluito. Quindi, con la bad bank pubblica, le banche trasferiscono il credito inesigibile ad un prezzo più elevato di quanto realizzerebbero se lo vendessero ad un fondo privato, riducendo eventuali perdite che potrebbero portare alla necessità di effettuare aumenti di capitale. Ovviamente, la bad bank, pagando un prezzo più elevato i crediti inesigibili, si assume il rischio di avere delle perdite. Perchè sarebbe stata opportuna una bad bank europea anziché nazionale? Per almeno due differenti motivi. Il primo motivo è che buona parte dei crediti inesigibili del sistema bancario italiano sono la conseguenza delle politiche di austerity che nel 2011 – 2014 sono state attuate dall’Italia su impulso dell’Europa. Queste politiche si sono rivelate deleterie e pertanto trasferire oggi il rischio di eventuali perdite (o il beneficio di potenziali guadagni) dalle banche italiane ad una bad bank unica dell’area euro sarebbe un modo per mostrare solidarietà nel rimediare agli errori del passato. Il secondo motivo riguarda il beneficio che tutte le nazioni dell’area euro trarrebbero dall’avere una bad bank di dimensione molto più grande di qualsiasi bad bank nazionale. Infatti, grazie ad una grande bad bank sarebbe possibile far fronte anche ad altri rischi di mercato (es. su strumenti derivati) presenti nelle banche del nord Europa e fino ad oggi forse sottovalutati dalla vigilanza della Banca Centrale Europea.

URL: http://monticini.eu/owr/2017_07_18/