Tagliare la spesa pubblica e le tasse per rafforzare la ripresa
(pubblicato in Avvenire il 2017-08-10, p. 7)
di
Andrea Monticini
Il 2017 sarà un buon anno per la crescita economica italiana: dopo gli anni della recessione 2011 – 2013, la timida ripresa iniziata nel 2014 sta diventando quest’anno più robusta. Per prima cosa proviamo a riassumere l’attuale condizione economica italiana, in modo da poter successivamente analizzare cosa dovremo aspettarci in autunno, per garantire un 2018 che confermi l’attuale trend di crescita. Esistono varie strade per esaminare l’andamento dell’economia italiana, tuttavia é utile soffermarsi su due indicatori. In primo luogo, dall’inizio dell’anno la borsa di Milano è cresciuta di circa il 13% (FTSE MIB), segno che gli operatori finanziari stanno scommettendo sugli utili che le aziende italiane quotate sono in grado di generare. Per adesso la scommessa sembra vincente, infatti le relazioni semestrali ad esempio delle banche, tranne rarissime eccezioni, sono state positive, in molti casi sono risultate migliori delle attese. Inoltre, molte imprese italiane sono oggetto di acquisto da parte di imprese straniere, segnale che stiamo tornando ad attrarre investimenti esteri: insomma, siamo un Paese da acquistare e non più da vendere come lo eravamo fino a non troppo tempo fa. In secondo luogo, l’Italia è più stabile in vari settori cruciali per il funzionamento dell’economia. Per esempio, il saldo delle partite correnti italiane, cioè la differenza tra beni e servizi importati e beni e servizi esportati, è ampio e stabilmente in avanzo (anche grazie al basso prezzo del petrolio). Il dato è rilevante perché significa che l'Italia è tornata ad essere indipendente, non deve cioè attrarre capitali esteri per il solo finanziamento dei consumi, come è avvenuto nel periodo 2001 – 2011. Inoltre, come ci insegna l'esperienza passata (es. crisi asiatica), un saldo positivo nelle partite correnti genera fiducia negli investitori esteri innescando un circolo virtuoso favorevole per la crescita. L’Italia è sicuramente più stabile nel settore bancario. Infatti, risolti i problemi delle due banche venete, tra le principali banche nazionali, resta solo l’aumento di capitale di banca Carige che dovrà essere effettuato nei prossimi mesi. Ovviamente, se come ci si augura, banca Carige sarà in grado di presentare un piano industriale credibile, l’aumento di capitale non dovrebbe presentare problemi. Un sistema creditizio solido significa avere delle banche in grado di finanziare la ripresa. In questo quadro, il dato di ieri sulla crescita della produzione industriale non è una sorpresa, ma solo una conferma di un buon 2017 per l’economia italiana. Tuttavia, non è ancora il momento di festeggiare: a questi ritmi di crescita (+1,3% per il Fondo Monetario Internazionale) il prodotto interno lordo italiano tornerà ai livelli pre-crisi solo nel 2022 ; questo per dare un’idea di quanta strada ancora resta da fare. Preso atto di questa situazione, quali provvedimenti di politica economica dovremmo aspettarci per l’autunno? Per irrobustire la crescita saranno opportuni almeno due provvedimenti. Il primo dovrà riguardare il controllo della spesa pubblica, congiuntamente ad una contemporanea ed equivalente riduzione delle tasse. A questo proposito, è bene ricordare che ogni euro di spesa pubblica, anche il più economicamente dissipato, è reddito per chi lo percepisce. Non è quindi difficile capire come sia socialmente e politicamente irrealistico effettuare la spending review nei periodi di recessione. Dato che quest’anno si presenta come un anno di crescita, occorre effettuare con decisione una riduzione della spesa pubblica e destinare i risparmi ottenuti, al finanziamento di una corrispondente riduzione delle tasse. Questa riduzione delle tasse, unita ad una spesa pubblica più efficiente, stimolerà la i consumi e la crescita italiana dei prossimi anni. Oltre a questo, occorre occuparsi dei giovani lavoratori. L’idea di un taglio del cuneo fiscale per la fascia più giovane della popolazione attiva è un provvedimento che va nella giusta direzione perché incentiva le imprese ad investire ed assumere, a patto che il taglio sia permanente.