Journalism (blog)

Crescita, banche ed Europa, cosa ci aspetta nel 2018?
(pubblicato in Il Secolo XIX il 2017-12-31, p. 12)

di
Andrea Monticini

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Il 2017 è stato un anno positivo per l’economia italiana: il prodotto interno lordo è aumentato in modo più marcato da quanto inizialmente previsto; il sistema bancario, pur restando da risolvere alcuni casi, dopo il salvataggio delle due banche venete, è senz’altro più solido; l’area euro, grazie all’elezione di Macron, sembra aver ripreso il dibattito sul come costruire un’unione politica e delle istituzioni che, in ravvicinato futuro, possano far nascere una maggior solidarietà europea. Data questa eredità, cosa possiamo aspettarci per il 2018? Per rispondere è utile sottolineare tre differenti aspetti. Il primo aspetto riguarda la crescita del prodotto interno lordo. Il PIL italiano nel 2018 crescerà ad un ritmo simile al 2017. In questa previsione, che ruolo avranno le elezioni politiche del 4 Marzo e la possibile mancanza di un governo stabile? Nessuna o quasi se l’orizzonte di previsione si limita al solo 2018; molta se l’orizzonte si dilata agli anni successivi. Infatti, il ciclo economico è nel breve termine separato da quello politico: l’economia italiana è integrata con il ciclo economico europeo ed il Paese, con le sue istituzioni, è in grado di fare a meno del supporto del governo. Il discorso cambierebbe se si guardasse ad un orizzonte temporale più lungo, perché in tal caso, risulterebbe importante e necessario avere un buon governo stabile che sappia effettuare una buona programmazione e migliori il funzionamento delle istituzioni (es. ridurre i tempi della giustizia civile, avere una burocrazia che possa aiutare e non ostacolare l’attività economica, costruire infrastrutture, ecc.). Ovviamente, la tanto decantata stabilità di un governo, da sola, nulla potrebbe egualmente, se si ritrovasse associata ad un governo incapace di ben governare il Paese. Un possibile elemento di incertezza per l’Italia potrebbe provenire dalla Banca Centrale Europea perché, nel 2018, la BCE diminuirà l’intensità degli acquisti di titoli nell’ambito del programma di Quantitative Easing. Non c’è però troppo da temere: l’Italia, fatto salvo un fisiologico rialzo dei tassi di interesse, ed un po’ di volatilità in concomitanza delle elezioni politiche, non dovrebbe avere particolari problemi dato che la politica monetaria resterà comunque espansiva. Il secondo aspetto riguarda la stabilità bancaria. In questo ambito sono stati fatti molti progressi con il salvataggio di Banca Monte dei Paschi, della Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca: il sistema bancario italiano è molto più solido. Inoltre, molte banche sono state ristrutturate chiudendo filiali e riposizionando il proprio business bancario, altre si sono fuse (esempio il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano hanno dato vita al BancoBPM): la bontà di questi processi dovrà trovare conferme con la generazione di utili nel 2018. Tuttavia, i problemi non sono tutti eliminati, restano infatti da risolvere alcuni casi di banche di dimensione regionale e locale, non ci sarà da sorprendersi se dovessimo sentire parlare di qualche nuovo salvataggio bancario. Il terzo aspetto riguarda l’Europa. L’avvio dei negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, ha messo in luce i costi monetari (decine di miliardi di euro) per l’uscita, il 2018 metterà in evidenza i ben ancora più ingenti costi economici che dovranno essere sopportati nei prossimi anni dalle imprese del Regno Unito, perché possano vendere i propri beni e, soprattutto, i loro servizi ai Paesi dell’Unione Europea. I costi saranno molto elevati e, non ci sarebbe da sorprendersi, se alla fine la Brexit si rivelasse un grande bluff ed i Britannici indietreggiassero abbandonando la loro decisione. Inoltre, in questi ultimi anni, lo scenario internazionale si è arricchito di tanti nuovi Paesi caratterizzati da grandi dimensioni e crescente forza economica: in questo mutato scenario, nessun Paese dell’Unione Europea, nemmeno la forte Germania, agendo singolarmente, è in grado di esercitare una minima influenza nei tavoli in cui vengono prese decisioni in grado di spostare il benessere economico dei prossimi decenni. L’insieme di questi elementi potrebbe accellerare il processo di integrazione tra i Paesi dell’Unione Europea ponendo le basi per avere benessere nei prossimi decenni.

URL: http://monticini.eu/owr/2017_12_31/