Montepaschi, dopo il salvataggio serve un partner
(pubblicato in Avvenire il 2018-02-13, p. 18)
di
Andrea Monticini
Il governo, il 23 Dicembre 2016 con un decreto stabilisce le basi giuridiche per il salvataggio della più antica banca del mondo: Banca Monte dei Paschi di Siena. A distanza di poco più di un anno, è interessante analizzare l’impatto di quel provvedimento sul sistema bancario italiano e sulla banca Monte dei Paschi di Siena. A fine 2016, come conseguenza della crisi, il sistema bancario italiano era fortemente indebolito. Infatti, nonostante i cospicui aumenti di capitale, la stabilità del settore bancario era minata dall’incertezza sul futuro di banca Monte dei Paschi di Siena, una banca sistemica, quindi in grado di danneggiare l’intera economia italiana in caso di dissesto. Va ricordato che MPS aveva fallito il superamento degli stress test della Banca Centrale Europea nello scenario avverso. Il Governo, con il decreto, ha posto fine a questi timori, rassicurando i depositanti della banca ed in generale di tutte le banche italiane. In questo senso, il decreto del governo è stato senz’altro benefico e risolutore. Possiamo dire la stessa cosa sulla vita della banca? La risposta in questo caso è dubbia e probabilmente prematura. Guardando i recenti dati, la Banca Monte dei Paschi ha chiuso il 2017 con il margine operativo (differenza tra ricavi e costi della gestione operativa) in diminuzione del 10% (Banca Intesa nello stesso periodo ha registrato un aumento del 2%). Considerando l’andamento positivo dell’economia italiana e del settore bancario nel 2017, occorre capire quale sia la ragione di questo risultato. Per quanto riguarda i ricavi, tale risultato, è dovuto alla diminuzione del margine di interesse e dei ricavi da commissioni, diminuiti rispettivamente dell’11% e del 14%. Per quanto riguarda i costi, la banca è risultata virtuosa, i costi sono infatti diminuiti del 3%. In conclusione, analizzando il rapporto tra costi e ricavi operativi, la banca ha ben contenuto i costi, ma i ricavi, nel contempo, sono crollati e pertanto occorrerà individuare un rimedio. Passando agli altri dati rilevanti, resi noti dalla stessa banca, spiccano le svalutazioni dei crediti per 5,3 miliardi, indice che la pulizia del bilancio è ancora in corso. Cosa possiamo aspettarci per il futuro? Il Ministero del Tesoro sarà nuovamente costretto a versare altro denaro nella banca? Per rispondere occorre sottolineare due differenti aspetti. Il primo aspetto è legato al mercato del credito in Italia: esiste lo spazio perché una banca delle dimensioni di banca Monte dei Paschi di Siena sia in grado di generare profitti? Il mercato del credito è da molti anni in trasformazione, il modello di banca tradizionale in grado di generare profitti intermediando tra i risparmiatori e le imprese è in crisi. Con questo modello di business non ci sarebbe spazio per banca Monte dei paschi di Siena. Per tornare a generare profitti, la banca deve trasformarsi in banca che genera ricavi con la consulenza nell’amministrazione dei patrimoni delle famiglie italiane, con le commissioni sui servizi, servizi ad alto valore aggiunto. La capacità di avere un futuro si misurerà nell’abilità del management di trasformare il business della banca. Il secondo aspetto, collegato al precedente, è legato all’azionista. Il Ministero del Tesoro è senz’altro solido e può garantire alla banca le risorse per effettuare la trasformazione. Tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. Infatti, oltre alla disponibilità finanziaria, occorre avere le competenze industriali per portare a termine la trasformazione. Sotto questo aspetto, buona cosa sarebbe che banca Monte dei Paschi trovasse rapidamente un partner industriale italiano o straniero in grado di assecondarne il cambiamento e agevolare l’uscita del Ministero del Tesoro dal capitale della banca.