L'importanza della reputazione per un debitore
(pubblicato in Avvenire il 2018-05-17, p. 9)
di
Andrea Monticini
Il programma del prossimo Governo dovrà rispettare gli impegni di finanza pubblica, non tanto per imposizione dell’Europa, quanto per mantenere alta la reputazione dell’Italia come debitore. Infatti, i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP), emessi dal Tesoro, sono promesse di pagamento: chi li acquista si aspetta, alla scadenza, di veder restituito il capitale investito e di riceverne gli interessi. Come si può ben comprendere, la reputazione di buon debitore, cioè affidabile e puntuale nei rimborsi, è fondamentale per attrarre acquirenti di BTP quando questi vengono emessi. Il Tesoro ha da rimborsare (rinnovare) da qui alla fine dell’anno poco più di 84 miliardi di (soli) BTP e poco più di 164 miliardi nel 2019. L’Italia ha bisogno di rafforzare (o comunque di non indebolire) la propria reputazione di buon debitore. Per capire l’importanza della reputazione sui mercati finanziari è utile sottolineare tre differenti aspetti. In primo luogo la domanda: che cosa succede se un’asta di emissione dovesse andare deserta? La risposta è immediata il Paese non avrebbe la liquidità e le risorse per funzionare: le pensioni non verrebbero pagate, gli ospedali smetterebbero di fornire i servizi ovvero ricoveri o visite, i dipendenti pubblici non avrebbero il proprio stipendio, le forze di polizia cesserebbero di garantire il rispetto della legge, ecc. In breve…un incubo! Comunque, pur senza raggiungere il caso limite di un’asta deserta, anche un modesto deterioramento della reputazione comporta dei costi monetari per l’Italia. Infatti, come per qualsiasi debitore, se considerato/valutato più rischioso, ci sarà un creditore che presterà i soldi a tassi più elevati, con un conseguente aggravio per il bilancio pubblico. In altre parole, una quota crescente delle tasse dei contribuenti dovranno essere indirizzate per pagare interessi più elevati anziché erogare più servizi ai cittadini. In secondo luogo: le banche italiane hanno in portafoglio molti BTP. Se la reputazione del Tesoro si deteriora, il valore dei BTP automaticamente diminuisce e ne consegue che le banche diventano più rischiose perché i loro attivi hanno minor valore. Come conseguenza, non solo le banche erogheranno meno credito alle imprese ed alle famiglie, con inevitabili conseguenze negative sulla crescita, ma pure i depositi saranno meno sicuri perché garantiti da attivi di minor valore. In terzo luogo: una buona reputazione in termini di finanza pubblica permette di attrarre investimenti esteri. Se una multinazionale dovesse decidere di investire in Italia, ha bisogno di sapere se il Paese è a rischio default o ha finanze pubbliche solide in grado di mantenere l’economia su un sentiero stabile di crescita. In mancanza di queste certezze, l’investimento sarebbe rimandato con conseguenze negative sull’occupazione, la crescita ed il benessere. Tutti questi aspetti hanno impatti rilevanti sulle fasce più fragili della popolazione. Tutelare la buona reputazione dell’Italia aiuta a proteggere i più deboli e non ha nulla a che fare con astratte richieste dell’Europa.