Lo spread e i mutui: chi paga, chi rischia e chi si difende
(titolo suggerito da un tweet di Carlo Alberto Carnevale Maffè)
(pubblicato in Avvenire il 2018-10-10, p. 7)
di
Andrea Monticini
In che modo l’attuale aumento dei tassi incide sui mutui già stipulati o da stipulare, che le famiglie accendono per l’acquisto di un’abitazione? Per rispondere è bene ripassare il meccanismo che permette ad una banca di erogare il mutuo. Le banche, per erogare un mutuo, devono aver in precedenza raccolto denaro nei mercati finanziari: in genere emettono un prestito obbligazionario con scadenza pluriennale. Il tasso che l’Istituto di credito paga sul prestito obbligazionario è prodotto da molteplici fattori. In primo luogo dipende dai tassi a breve termine scelti dalla Banca Centrale e dalle aspettative sulle future decisioni di politica monetaria: se ci si attende un rialzo dei tassi, il tasso pluriennale aumenterà. In secondo luogo, dipende da altri fattori che si vanno a sommare incrementandolo. In questo ambito rientrano: una maggiorazione per il rischio di inflazione futura, una maggiorazione per il rischio che la banca non restituisca i soldi a chi ha sottoscritto il prestito obbligazionario, una maggiorazione per altri eventuali possibili rischi. Ovviamente, un rialzo dei tassi a breve termine da parte della Banca Centrale o un peggioramento della reputazione finanziaria del Paese, rende alla banca piú costosa la sua raccolta. Come è facile intuire, una raccolta piú gravosa si tramuta in un mutuo piú caro. In questi ultimi mesi, per timore di un deterioramento della sostenibilità del debito pubblico italiano, o addirittura il ritorno alla Lira, i tassi di interesse sui titoli emessi dal Tesoro sono aumentati, comunicando un rischio Italia piú marcato. Questo evento ha prodotto, già da adesso un leggero, ma comunque presente peggioramento delle condizioni dei nuovi mutui per le famiglie. Cosa succede ai vecchi mutui? L’attuale rialzo dei tassi peggiora le loro condizioni? Per rispondere è importante distinguere tra mutui con tasso fisso e mutui con tasso variabile. Per quanto riguarda i primi, il rialzo dei tassi non ha, né può avere alcun effetto. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile il discorso è differente e non è possibile generalizzare, perché la presenza e l’entità di un impatto dipende dal contratto e dalle modalità di calcolo pattuite per la variazione del tasso. In molti casi, tuttavia, la rata del mutuo è calcolata con una maggiorazione sul tasso di interesse Euribor. Cos’è il tasso Euribor? L’attuale rialzo dei tassi riguarda il tasso Euribor? Ed ancora, se al momento risultasse non riguardarlo, possiamo essere sicuri che il mancato aumento permarrà anche nei prossimi mesi? Per rispondere occorre definire cosa sia il tasso Euribor. Il tasso Euribor è il tasso pagato da un Istituto di Credito per ottenere liquidità da un altro Istituto di Credito con scadenze molto brevi. Di fatto, una banca che ha bisogno di liquidità ha a disposizione due possibili alternative: può chiedere un prestito alla Banca Centrale Europea, oppure può rivolgersi ad un’altra banca. In questo secondo caso, il tasso pagato per il prestito è l’Euribor. Esistono quindi almeno due grandi fattori che possono influenzare il tasso Euribor: la rischiosità di una banca (ad esempio per la presenza di un rischio Italia) e la politica monetaria della Banca Centrale Europea. La decisione della BCE di concedere prestiti a brevissimo termine agli istituti di credito con tassi molto vicini allo zero ha creato un implicito limite all’aumento del tasso Euribor, perché di fatto, se questo aumentasse troppo, le banche i prestiti li chiederebbero alla BCE. Quando la BCE inizierà ad aumentare i tassi, anche il tasso Euribor tornerà ad incorporare l’eventuale rischio Italia, rendendo piú costosi, per le famiglie, anche i vecchi mutui a tasso variabile indicizzati all’Euribor, esattamente come avvenne nel 2011.