Solidità patrimoniale ma pochi utili per le banche italiane
(pubblicato in Avvenire il 2018-11-09, p. 6)
di
Andrea Monticini
Il sistema bancario italiano risulta solido. Almeno per quanto riguarda le quattro principali banche. Lo dicono anche gli ultimi risultati degli stress test condotti dall’European Banking Authority (EBA). Possiamo davvero stare tranquilli sulla solidità del sistema creditizio italiano? Per rispondere è utile considerare tre differenti aspetti tra loro collegati. In primo luogo, l’esercizio condotto dall’EBA individua come fonte di instabilità bancaria le condizioni macroeconomiche. In particolare, l’EBA ha proiettato gli effetti di due differenti scenari di crescita: uno basato sulle previsioni della Commissione Europea e uno, di profonda recessione, sul capitale delle banche. Ovviamente, un tale esercizio è in grado di evidenziare le debolezze di una banca la cui attività si concentra sulla raccolta di depositi ed erogazione di credito. Infatti, una profonda recessione induce un mancato rimborso dei prestiti erogati dagli istituti di credito e questo potrebbe compromettere la sicurezza dei depositi. Sotto questa prospettiva, le quattro banche italiane hanno dimostrato una buona solidità, confermando l’efficacia delle scelte di vigilanza della Banca Centrale Europea. In secondo luogo, sono generalizzabili questi risultati a tutto il sistema creditizio italiano? La risposta è negativa. Esistono ancora degli istituti di credito che devono aumentare la loro dotazione patrimoniale per essere in grado di poter sopportare una recessione profonda senza pregiudicare la sicurezza dei depositanti. Infine, in terzo luogo: perché, nonostante la generale solidità, la quotazione delle banche italiane in borsa è negativa (-26% dall’inizio del 2018 e ben -85% da maggio 2007 l’indice delle quotazioni delle banche)? I due aspetti, sicurezza patrimoniale e quotazione, pur essendo collegati tra loro non sono in relazione diretta. La borsa in cui vengono scambiate azioni misura la capacità di una banca di generare profitti futuri, non la solidità patrimoniale. Purtroppo, le banche italiane, con pochissime eccezioni, generano bassi profitti e gli investitori preferiscono non acquistare le azioni bancarie, deprimendone i corsi azionari. Ovviamente, un istituto di credito che genera pochi utili per creare adeguate riserve di capitale a garanzia dei depositi, è costretto a chiedere agli azionisti continui aumenti di capitale per restare solido. In altre parole, la sicurezza della banca viene lasciata alla volontà (e alle disponibilità) dei soci azionisti perché, da sola, non è in grado di autogenerare flussi di risorse in grado di costituire riserve. È utile ricordare che la redditività delle banche italiane non è ancora tornata ai livelli precedenti la crisi del 2008. Il sistema bancario italiano per superare lo stress test della redditività ha ancora molto lavoro da fare.