Journalism (blog)

Le tre nubi e la nuova crisi all'orizzonte
(pubblicato in Avvenire il 2019-10-25, p. 24)

di
Andrea Monticini

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La soglia per il pagamento in contanti, quota 100 per accedere alla pensione ed anche la diminuzione del cuneo fiscale qualora, malauguratamente, dovesse verificarsi una nuova crisi economica globale, rischiano di essere argomenti di politica economica marginali. È fondato il timore di una possibile nuova crisi? Per rispondere a questa domanda, merita prendere in considerazione tre differenti aspetti contenuti nel Global Financial Stability, report pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale il 16 Ottobre. In primo luogo le previsioni di crescita per l’economia mondiale sono state riviste al ribasso per tutte le principali aree economiche mondiali. A livello globale il Fondo Monetario Internazionale stima una crescita pari al 3% nel 2019, con una previsione di 3,4% nel 2020 (è stata il 3,8% nel 2017), ipotizzando una minor tensione nelle politiche tariffarie tra USA e Cina. Se, al contrario, la guerra dei dazi, che ricordiamo ha come finalità il predominio tecnologico dei prossimi anni, dovesse invece inasprirsi, difficilmente potrà realizzarsi una ripresa nel prossimo anno. In altre parole, lo scenario economico, anche se rapportato solo a pochi mesi fa, prevede un rischio di stagnazione globale in aumento. In secondo luogo occorre tener presenti i possibili rischi connessi al prolungato utilizzo di politiche monetarie ultra espansive messe in atto dalle principali banche centrali negli anni recenti. Invero, se da un lato i vari programmi di quantitative easing predisposti dalla Banca Centrale Europea, dalla Federal Reserve (solo per citare i più importanti) hanno permesso di contrastare il rischio di deflazione, dall’altro non è dato conoscere eventuali effetti negativi manifestabili in momenti successivi, perché queste politiche sono state adottate in tempi relativamente recenti ed ancora non monitorate. Senz’altro, la diminuzione dei tassi di interesse, provocata dalla forte iniezione di liquidità, ha spinto molti investitori istituzionali, impegnati nella ricerca di investimenti con rendimenti positivi, ad acquistare attività finanziarie illiquide e maggiormente rischiose. In caso di shock, nessuno dovrebbe sorprendersi se nei prossimi mesi dovessimo sentir parlare di scoppio di qualche bolla speculativa. In terzo luogo molte imprese, attivandosi in giro per il mondo, hanno approfittato dei bassi tassi di interesse, prevalenti nell’economie, sviluppate per finanziare i propri investimenti ricorrendo maggiormente al debito rispetto al capitale proprio. Il risultato è stato un rilevante indebitamento che, in caso di shocks negativi ne ha aumentato la vulnerabilità. Questa scelta operativa è stata ancor più accentuata nelle imprese operanti prevalentemente nelle economie emergenti. In conclusione, alla luce delle ultime informazioni economiche, sarebbe necessario che il dibattito della politica economica italiana proiettasse lo sguardo verso un orizzonte più alto, fornendo idonee protezioni al Paese perché possa affrontare, in modo adeguato, un’eventuale nuova crisi globale.

URL: http://monticini.eu/owr/2019_10_25/