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Politiche fiscali coordinate per contrastare lo choc simmetrico
(pubblicato in Avvenire il 2020-03-10, p. 11)

di
Andrea Monticini

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L’aggravarsi dell’emergenza sanitaria ha una conseguenza diretta ed immediata sul peggioramento della situazione economica italiana e mondiale. Cosa dovrebbe fare in questo caso la politica economica per sostenere l’economia italiana in attesa che venga risolta l’emergenza epidemiologica? Per rispondere è opportuno sottolineare tre differenti aspetti. In primo luogo, occorre chiedersi che tipo di shock stia colpendo l’economia: “Siamo di fronte ad uno shock di domanda o ad uno shock di offerta?” Rispondere a questa domanda permette di capire quale possa essere lo strumento di politica economica più appropriato. Il coronavirus nasce come shock di offerta, tanto è vero che in un mondo globalizzato, la produzione di un bene è il risultato di un processo di creazione e assemblaggio di differenti componenti, prodotti in aree geografiche molto lontane. Quando si bloccano delle intere aree da sessanta milioni di abitanti (Hubei) o si limitano gli spostamenti (Lombardia più altre provincie), si interrompe un anello dell’intera catena, bloccandola. Tutto questo contrae l’offerta globale. Quando si contrae l’offerta, la politica monetaria è inefficace. Infatti, se anche venissero abbassati i tassi di interesse, la produzione interrotta a causa delle limitazioni nei movimenti in alcune aree della Cina o in Lombardia, non verrebbe egualmente ripristinata. In secondo luogo, è utile chiedersi se oltre ad una diminuzione dei beni prodotti dovuta allo shock di offerta, si siano generati anche altri effetti aggiuntivi. La risposta è senz’altro affermativa: l’incertezza è aumentata. Gli individui, per natura, di fronte al rischio cercano di proteggersi. Chi aveva in progetto di effettuare un investimento, data l’incerta situazione attuale sui tempi di risoluzione della crisi, probabilmente lo rimanderà nel tempo, facendo così automaticamente diminuire la domanda di beni strumentali. Inoltre, per citare un altro esempio, chi avesse avuto in programma di visitare l’Italia in questo periodo, eviterà di farlo, diminuendo in questo modo la domanda dei servizi di trasporto e dei connessi servizi turistici. In altre parole, accanto ad uno shock negativo di offerta si ha, in aggiunta, uno shock negativo di domanda. In questo caso, la preoccupazione forte è che le imprese possano cadere in una situazione di illiquidità perché hanno comunque spese fisse: es. devono pagare stipendi, ma, per l’aumentata incertezza e la conseguente diminuzione della domanda, non dispongono dei previsti incassi. In questo scenario, una politica monetaria più accomodante può permettere alle banche di essere meno restrittive con i prestiti erogati alle imprese, dando fiducia al sistema finanziario. Nondimeno, per risolvere la situazione, serve diminuire le imposte e creare incentivi per ripristinare un regolare flusso di finanziamento per nuovi investimenti, per consentire alle imprese di rimettersi in un sentiero di stabilità. In terzo luogo, come stiamo vedendo in queste settimane, un’epidemia si espande incurante dei confini nazionali. I problemi economici attuali in Italia dovuti al coronavirus, possono essere solo l’anteprima di ciò che presto potremmo vedere in Francia e Germania. Lo shock economico è simmetrico. In questo caso, una politica fiscale espansiva coordinata a livello europeo, sarebbe senza dubbio molto più efficace di singole soluzioni nazionali. Inoltre, sarebbe un’ottima risposta in grado di generare fiducia in tutti coloro che, dopo il referendum sulla Brexit, ritenevano ormai l’Unione Europea un gran sogno avviatosi sul viale del tramonto, avanzando persino seri dubbi sulla tenuta del progetto comunitario. Ovviamente, se l’emergenza dovesse estendersi agli Stati Uniti, il timore di una recessione globale diventerebbe certezza, rendendo necessaria una politica economica coordinata a livello globale.

URL: http://monticini.eu/owr/2020_03_10/