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Il PIL è tornato a 25 anni fa
(pubblicato in Avvenire il 2021-04-01, p. 17)

di
Andrea Monticini

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Lo scorso 1 Marzo l’Istat ha reso noto, diffondendo i dati sull’andamento dei conti pubblici nazionali italiani per l’anno 2020, che l’economia italiana, confrontandola con il 2019, si è contratta di circa il 9%. Questa contrazione era ovviamente attesa, data l’emergenza sanitaria che da Febbraio 2020 ha pesantemente influenzato i comportamenti della popolazione delle principali economie mondiali. Tuttavia, per comprendere appieno la portata dello shock pandemico sulla situazione economica e sociale italiana è utile analizzare l’andamento del PIL pro capite, cioè la quantità di prodotto interno lordo ipoteticamente prodotta da una persona in un anno. Utilizzando i dati della Banca Mondiale, si scopre che il PIL pro capite ( a prezzi costanti) era pari a circa 35.000 dollari nel 1999 ed è aumentato fino a 38.272 dollari nel 2007. Successivamente, in conseguenza del doppio shock economico, nel 2008 Lehman Brothers e nel 2011 la crisi dei debiti sovrani dei Paesi periferici dell’area euro (PIIGS), è diminuito fino a 33.616 dollari nel 2014, per risalire successivamente fino a 35.680 dollari nel 2019. Pertanto, l’Italia è entrata nel 2020, cioè alla vigilia della crisi pandemica, con un PIL pro capite poco più elevato di quanto fosse nel 1999. Per dare un’idea, la Germania è passata da un PIL pro capite di 36.900 dollari nel 1999 a ben 47.400 dollari nel 2019. La Banca Mondiale non ha reso ancora disponibile la misurazione per il 2020, tuttavia, incrociando i dati, è possibile immaginare che il PIL pro capite italiano sia tornato sui livelli toccati tra il 1994 ed il 1995, cioè ben 25/26 anni fa. Ovviamente, se le condizioni pandemiche miglioreranno, si può ipotizzare per il 2021 un aumento del PIL che porterà l’economia italiana ad uscire dallo shock 2020 con un PIL pro capite simile al livello registrato nel 1997. In questi numeri è possibile percepire l’urgenza di tornare a crescere per l’economia italiana. Perché l’economia italiana è in declino? Ci sono molte spiegazioni, la principale è la mancata crescita della produttività. In altre parole, dalla fine degli anni 80, il sistema produttivo italiano (pur in presenza di rilevanti eccezioni) per varie ragioni non è stato capace di innovarsi; di competere; di aprirsi alla finanza; di attrarre i talenti migliori presenti in giro per il mondo. In sintesi di diventare più efficiente. È importante invertire questa tendenza perché come dimostrano molti casi presenti nella storia economica mondiale, la crescita economica va meritata con politiche adeguate, altrimenti si scivola nel declino che può durare secoli. Tra poche settimane, nell’ambito del programma europeo denominato Next Generation EU, l’Italia dovrà presentare il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Questo ambizioso programma di investimenti è un’occasione (unica!) per invertire il declino dell’economia italiana. Il sistema politico italiano dovrà essere lungimirante, tenendo ben presente che ogni euro investito debba avere come unico obiettivo la creazione di condizioni che permettano al sistema economico di instaurare un meccanismo virtuoso di crescita.

URL: http://monticini.eu/owr/2021_04_01/