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Implementare subito le riforme
(pubblicato in Avvenire il 2021-07-31, p. 5)

di
Andrea Monticini

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Il dato rilasciato dall’ISTAT sull’andamento del prodotto interno lordo (PIL) italiano nel secondo semestre, è certamente una buona notizia per l’economia italiana, tuttavia è presto per poter davvero festeggiare in quanto esistono almeno tre elementi che consigliano prudenza. In primo luogo, in economia, nell’analizzare l’andamento del PIL di una nazione si distingue tra breve e lungo periodo, perché nel primo caso, l’orizzonte temporale considerato va da un trimestre fino a 12/18 mesi parlando quindi di analisi congiunturale, distinguendo espansione, recessione, depressione e ripresa mentre nel secondo caso, l’orizzonte temporale va dai 5/10 anni fino a considerare periodi ancora più ampi ed in tal contesto si parla di crescita. La classificazione è importante: l’ISTAT, ieri, ha certificato la fase di ripresa del ciclo economico italiano: una ripresa robusta, prodotta dall’introduzione dei vaccini che hanno determinato un miglioramento delle condizioni pandemiche nei Paesi sviluppati, ridando fiducia a famiglie ed imprese. Il positivo dato numerico, tuttavia, non è per il momento molto importante perché lo si ottiene confrontando l’andamento della congiuntura italiana nel 2021, con l’analogo dato del 2020, anno in cui l’economia italiana ha avuto una performance molto negativa: il rimbalzo è in un certo senso scontato. Apprese ed assimilate le buone notizie, approfondiamo la nostra analisi circa l’andamento del PIL pro-capite italiano, cioè il PIL ponderato per il numero di abitanti, perché ci fa scoprire che a fine 2020, l’Italia aveva lo stesso livello di PIL pro-capite del 1997 (il livello massimo è stato raggiunto nel 2007). In altre parole, il livello di benessere generale del Paese, non solo non è cresciuto, ma è addirittura arretrato negli ultimi 23 anni. Ovviamente, il dato di ieri dell’ISTAT ci induce a prevedere che a fine 2021, se non ci saranno nuovi shock negativi, il PIL pro-capite potrebbe assestarsi sui livelli dell’anno 1998. Per migliorare il profilo di crescita, il Governo ed il Parlamento, nell’ambito del piano Next Generation EU, quindi nell’immediato, saranno chiamati nei prossimi mesi ad implementare quelle riforme strutturali che dovrebbero migliorare l’andamento della crescita italiana nei prossimi 5/10 anni. In secondo luogo, la ripresa economica è strettamente legata all’andamento della pandemia in Italia e nel mondo. L’Italia e l’Europa appena hanno avuto la disponibilità dei vaccini hanno realizzato un efficiente campagna di vaccinazione che ha restituito fiducia a famiglie ed imprese, ma consapevolmente, teniamo presente che la ripresa è fragile. Se, malauguratamente, dovesse esserci una recrudescenza della pandemia, il ciclo economico italiano tornerebbe rapidamente a deteriorarsi. In terzo luogo, la ripresa economica non è distribuita in modo uniforme in Italia. Ci sono settori economici e zone territoriali in ripresa che convivono con settori e zone territoriali in profonda crisi. In altre parole, il rimbalzo del PIL non si distribuisce in modo uniforme lungo tutti i settori dell’economia e del territorio italiano: ci sono imprese e famiglie che non hanno visto la ripresa e non la vedranno neppure nei prossimi mesi. Per alleviare queste sofferenze, l’azione del Governo e la prossima legge finanziaria saranno fondamentali.

URL: http://monticini.eu/owr/2021_07_31/